Commedia all'italiana - Parole,immagini e fantasia

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Con un tono svagato, da commedia, appunto, Vittorio Laurenti, il protagonista di questo romanzo, racconta la tragedia di un uomo e dei suoi cari, intrecciandola con la cronaca quotidiana degli anni di piombo. Al derby Roma-Lazio, alle proprie tresche amorose, ai suoi problemi di lavoro si aggiungono le tensioni che hanno segnato la vita di tutto il paese, le manifestazioni studentesche, gli scontri di piazza. La conclusione, come spesso accade nelle ‘‘commedie’’, è tragica. L'assassinio, impunito, di un innocente conclude il racconto. La vita però continua con i dubbi, i desideri, i sensi di colpa, la speranza in un futuro migliore.


Formato: epub
Genere: romanzo
Edizione: Giuseppe Meligrana Editore
Anno: 2012


Intervista con l'autore

Iniziando dal titolo, a cosa è dovuta la sua scelta?

‘‘Commedia all’italiana’’ racconta una tragedia, vero, ma con tono leggero, da commedia. Non poteva essere diversamente, perché da noi le tragedie, quando vi sono invischiate le pubbliche autorità, diventano una tragica farsa. Per le vicende narrate, dunque, nessun altro titolo sarebbe stato possibile. La mia scelta, a ben vedere, è stata obbligata.


Che cosa o chi le ha dato l'input per scrivere il suo libro?

Che cosa? Un rapimento.
Di chi? Di Aldo Moro.
Il sedici marzo 1978, giorno del rapimento di Aldo Moro e dell’uccisione degli uomini della sua scorta, ero studente alla facoltà di Scienze politiche dell’università di Roma, dove Moro insegnava procedura di diritto penale. Il romanzo in verità non parla di questo, benché ruoti intorno al tema degli anni di piombo. E’ ambientato nel 1977, l’anno prima cioè che Moro venisse rapito e ucciso.


Da quale punto di vista è partito per analizzare le tematiche centrali del suo lavoro?

Il libro affronta il tema degli anni di piombo dal punto di vista della gente comune, non dalla parte delle personalità di spicco o dei terroristi. Ho raccontato come e perché la ferocia dei terroristi si accanisse anche contro uomini e donne lontani dai centri del potere politico o economico.


L'influenza soggettiva su opere come la sua quanto incide sul risultato finale?

Be’, in misura decisiva, direi. Se in quegli anni non avessi studiato nella facoltà dove Moro insegnava non avrei mai scritto ‘‘Commedia all’italiana’’. In verità, non potevo non scriverlo, date le circostanze. E per circostanze intendo il mio personale coinvolgimento emotivo in una tragedia che si è svolta quasi sotto i miei occhi.


Per quale motivo i lettori dovrebbero leggere la sua opera?

Per divertirsi e per dedicare un pensiero, una riflessione, un ricordo alle vittime di quella tremenda pagina della nostra storia recente: gli anni Settanta, gli anni del terrorismo.



Un sincero ringraziamento a Gabriele Damiani per averci concesso l'intervista.



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